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Narghilè e salute: quarta e ultima puntata

Narghilè Shisha
Narghilè e salute: quarta e ultima puntata

Narghilè e salute: ultima parte

 

Vi sono quattro studi recenti che fanno qualche passo avanti: • Macaron (15) e Shafagoj (33). ). Questi due studi, in ambito fisio-farmacologico legato a nicotina e cotinina, hanno il pregio di essersi interessati a fumatori esclusivi di narghilè. Sono stati coerentemente esclusi dal campione i fumatori misti di sigarette e narghilè, e invece sono stati inclusi fumatori che forse hanno un passato di fumatori di sigarette e coloro che un giorno hanno sostituito la sigaretta con il narghilè. Il primo studio riguarda solo la cotinina urinaria in soggetti fumatori di tumbâk, mentre il secondo studio è più completo in quanto affronta l’analisi della cotinina e nicotina ematica, salivare e urinaria. A differenza del primo studio, il secondo riguarda il tabamel, ignorandolo peraltro nella bibliografia. • Kiter (13), in ambito pneumologico, si è reso illustre arrivando a risultati inattesi: gli effetti negativi della pipa ad acqua sulle funzioni polmonari sono meno gravi di quelli causati dalle sigarette. Il ricercatore in questo studio ha utilizzato il tumbâk, chiamato invece dai Turchi jurâk, cioè con il nome di una delle altre tipologie di tabacco per narghilè. L’interesse dello studio sta nel fatto che lo specialista si è recato in tutti i caffè della città di Izmir, dove viene servito il narghilè tradizionale. 397 uomini di età compresa fra i 18 e gli 85 anni si sono prestati alla ricerca. Di altro grande interesse è la giusta ripartizione dei gruppi a seconda della tipologia di fumatori presenti nei caffè visitati. Il primo gruppo era composto da fumatori di sigarette, il secondo da non fumatori e il terzo da fumatori di narghilè. Il quarto gruppo era invece formato da fumatori di narghilè che avevano smesso di fumare sigarette. Come dice giustamente Kiter – ma anche Onder più in là – i fumatori turchi di narghilè si danno all’uso di quest’ultimo quando un giorno decidono di non fumare più sigarette (illusione di automedicazione). • Shihadeh (36) si è prefisso di analizzare, con l’aiuto di uno strumento pneumatico, i componenti del flusso primario del fumo di un narghilè funzionante con del normale tabamel e alcuni aspetti termodinamici. Questo studio mette in risalto la temperatura relativamente molto bassa di combustione-distillazione del tabamel paragonata a quella di una sigaretta. Ogni seduta comprendeva 100 boccate di fumo di 0,3 litri ciascuna della durata di 3 secondi e distanziate 30 secondi l’una dall’altra. Tali parametri evidentemente non rispecchiano la realtà, poiché nessun essere umano respira il fumo in misura e proporzioni così regolari. Da qui il progetto del ricercatore di mettere a punto uno strumento pneumatico che sia in grado di riprodurre in laboratorio, prendendo spunto da un’analisi topografica, delle condizioni di fumata più corrispondenti alla realtà (37). Il tipo di carbone utilizzato nello studio è a “combustione rapida” , il quale contiene forse dei prodotti ossidati a base di petrolio. Se questo tipo di carbone viene generalmente utilizzato in Europa e nelle Americhe per motivi pratici, tradizionalmente non viene invece usato in Medio Oriente. Qui infatti si utilizza il carbone Chaouachi K., Tabaccologia 2005; 1: 39-47 Reviews 45 derivante dal legno naturale (ulivo, limone, ecc.) che si ottiene mediante un braciere (kânûn). Si fa ricorso al carbone auto-combustibile per comodità nei caffè e nei locali alla moda nel mondo. Questa è una delle motivazioni che spiega l’ impressionante diffusione mondiale del narghilè negli ultimi otto anni. La preparazione dell’apparecchio si semplifica in maniera considerevole. Per motivi propri ai diversi stili di vita, l’accensione preliminare del braciere e la manutenzione delle braci sono infatti operazioni irrealizzabili in Europa e in America del Nord. In Africa ed in Asia questo non è mai stato un problema. D’altro canto, in queste zone le persone non usano questo tipo di carbone, che viene considerato nocivo ed è soprannominato “chimico”. Shihadeh ha impiegato questo tipo di carbone per la praticità della standardizzazione delle misure: dimensioni e peso sono note prima dell’esperimento. È importante perciò ricordare che i risultati di questa ricerca sono relativi al tabamel riscaldato con questo tipo di carbone. Sarebbe quindi coerente essere in possesso di dati dello stesso tipo riguardanti altri tipi di tabacco e di carbone, a cominciare dal tumbâk. Le quantità rilevate di nicotina, catrami e altre sostanze, come i metalli pesanti, potrebbero permettere una migliore interpretazione grazie alla loro comparazione. Prima di concludere questo excursus, che si riaprirà sugli aspetti fisio-farmacologici del narghilè, è doveroso segnalare che, in ambito epidemiologico, sono stati pubblicati diversi studi negli ultimi due anni. Essi riguardano principalmente Egitto, Libano e Siria , che saranno presi in esame nelle successive parti della rassegna. In Siria, infine, è stato recentemente avviato un primo approccio allo studio della dipendenza al narghilè. Conclusione Il narghilè è una forma d’uso del tabacco che, a causa della sua antichità e della tradizione che lo accompagnano, ma soprattutto in ragione delle sue singolarità farmacologiche e termodinamiche, è in continuo sviluppo per diversi motivi: uno di essi, che ci interessa in modo specifico, è la dimostrazione da parte della comunità internazionale dei ricercatori della catastrofe sociale e sanitaria causata dal tabagismo di sigaretta nell’ultimo secolo. Infatti, il lavaggio e il raffreddamento del fumo non sono solo un filtro ideale, ma costituiscono anche un aspetto interessante per il ricercatore. Nonostante il narghilè non sia fornito di un filtro in acetato di cellulosa come la sigaretta, il suo filtro ad acqua e il sistema di riscaldamento del tabacco eliminano ugualmente un certo numero di sostanze, alcune delle quali cancerogene. Il narghilè riduce o evita la formazione dell’acroleina, dell’acetaldeide, di alcuni idrocarburi aromatici policiclici e dei radicali liberi. Il raffreddamento della temperatura del fumo e il riscaldamento del tabacco – di centinaia di gradi inferiore a quello di una sigaretta – fanno sì che i catrami, benché filtrati in maniera insufficiente, siano meno cancerogeni (19, 11). Quanto alla nicotina, se l’acqua non fosse presente, il fumatore ne assorbirebbe fino a delle quantità 7 o 9 volte superiori. In una seduta di 45/60 minuti, la quantità di nicotina inalata a ritmo sostenuto da un solo fumatore si avvicina a quella di una normale sigaretta. Il narghilè d’altro canto, in virtù del passaggio del fumo nell’acqua, elimina le sostanze irritanti per le alte e basse vie respiratorie. Ciò è molto importante. Bisogna infine sottolineare che questo uso del tabacco presenta una certa difesa dissuasiva contro il rischio di un rapido sviluppo di dipendenza. Questa difesa è costituita da tutta l’organizzazione tecnicologistica che una seduta di narghilè comporta, dalla preparazione al consumo. Queste difese sono costituite dall’organizzazione di una seduta, dalla preparazione e dalla consumazione, ossia dalla disposizione del materiale che richiede del tempo. Inoltre, a causa della dimensione socio-culturale, il fumatore di narghilè raramente si trasforma in un fumatore di sigaretta.A ciò si aggiungono anche motivi farmacologici e sanitari, che rendono più evidente l’estraneità del mondo del narghilè rispetto a quello della sigaretta. Il narghilè cambia considerevolmente a seconda della forma, della grandezza, del tipo di tabacco e del modo di riscaldarlo, da un paese all’altro anche se limitrifi, come l’Egitto e la Giordania. Questi dati meritano di essere studiati seriamente all’interno di un quadro metodologico altrettanto serio. Ricapitoliamo quindi i principali consigli e requisiti che ogni ricerca sul narghilè dovrebbe avere perché possa avere il crisma della significatività scientifica: • Informare su che tipo di fumatori compongono il campione della ricerca: fumatori, non fumatori o ex- fumatori di sigarette (o altri prodotti – vedi il caso modello dell’India) che hanno poi intrapreso l’uso del narghilè. L’ideale sarebbe condurre gli studi su fumatori esclusivi di narghilè recenti o di lunga data. • Evitare di sondare, particolarmente nel caso degli studi epidemiologici, il grado di conoscenza, apparentemente fonda- Reviews Chaouachi K., Tabaccologia 2005; 1: 39-47 46 to, che possederebbero le persone intervistate, basandosi su domande relative a fatti che non sono stati confermati con il necessario rigore scientifico. Un esempio di questa grave tendenza è dato da Chaaya 2004 (2). Questo studio comprende una tabella statistica sull’esattezza delle risposte date da alcuni studenti a domande del genere: “l’uso del narghilè ha legami con il cancro della cavità orale: vero o falso?,“l’uso del narghilè è legato alla comparsa di ulcere: vero o falso?” e ancora: “Il narghilè contiene metalli pesanti: vero o falso?”. Come abbiamo sottolineato in questo studio, le ricerche che sottendono questi interrogativi non permettono, nei primi due casi, di dare la responsabilità, anche indiretta, al narghilè per l’insorgere di quelle patologie. Per quel che riguarda i “metalli pesanti”, lo studio in oggetto faceva riferimento ad un particolare tipo di carbone la cui natura non è stata specificata agli intervistati, e che non sempre era quello che dovevano immaginarsi. Malauguratamente, gli autori di numerosi studi considerano questi fatti come definitivi e assodati, e li citano senza accompagnarli da commenti pertinenti. In altri ambiti, molti fra loro affermano e ripetono che il narghilè è di origine indiana senza assumere una posizione critica nei confronti delle loro fonti. • Rendere esplicite, anche nel riassunto, le condizioni della ricerca, spesso considerate di minore importanza. Ad esempio: prima di giungere alla conclusione che il narghilè produce un forte rischio di insorgenza di cancro ai polmoni, rivedere o rispondere alla raccomandazione precedente. Il tipo di ambiente e il suo inquinamento dovrebbero essere considerati in egual modo rispetto alla dieta alimentare dei pazienti, all’eventuale carenza di alcuni elementi di base, ecc. • Descrivere dettagliatamente l’attività dei fumatori: alcuni inalano profondamente il fumo, altri fumatori poco o per niente. Tutto questo ha un’importanza fondamentale. • Indicare il tipo di tabacco utilizzato: tabamel, jurâk, tumbâk. • Il modo di riscaldare il tabacco: carbone “chimico” auto-combustibile, carbone naturale (precisare il tipo di legno), escrementi secchi di animali, ecc. In Pakistan sono state fatte preziose scoperte da Sajid sull’influenza del tipo di tabacco e di carbone sulla produzione di CO (35). • Quando si tratta di tabamel , bisogna descrivere accuratamente il rivestimento di alluminio, il suo orientamento (ha un lato brillante trattato, e un altro non trattato che ricopre il fornello) e le sue perforazioni. • Tenendo conto dell’elevata complessità del narghilè, il cui miglior punto di vista si trova fra l’ambito medico e quello culturale, evitare, per quanto possibile, i paragoni frettolosi con la sigaretta. Il mondo della sigaretta e il mondo del narghilè sono perfettamente estranei l’uno all’altro. Avvicinarli è una tendenza riduttiva, e non scientifica. • per fini bibliografici, e per facilitare lo scambio fra i ricercatori, utilizzare un vocabolario standard: in francese “narguilè”, “narghilè” ,“shisha” ( non “chicha”),“pipe à eau”; in inglese:“narghilè” (e non “argileh”, “nargileh”, ecc.), “hookah” invece di “hooka”,“waterpipe” (in una sola parola e senza trattino), “shisha” ( e non “sheesha”), evitare “hubble-bubble”. Precisare inoltre che la “gûza” (e non “goûza” o “goza”) è una varietà locale del narghilè (Egitto) e descriverlo. Lo stesso vale per i suoi componenti: a cosa serve utilizzare la parola “korsi” se non si spiega che si tratta del nome locale del contenuto del fornello di un particolare tipo di narghilè egiziano (la “gûza”. Quante bibliografie ignorano importanti studi come quelli di Rakower, Hoffmann e Salem a causa di queste imprudenze? • Evitare di citare gli articoli giornalistici per illustrare la moda mondiale in corso: prendere invece come riferimento i lavori di tipo socio-antropologico sulla materia. La ricerca nell’ambito di queste discipline, a causa della loro apertura su tutti i campi del sapere, degli usi e delle rappresentazioni umane, è ricca di insegnamenti su questo oggetto esotico, sviando i ricercatori più entusiasti e disorientando quelli più coraggiosi. Economizzare in questo ambito, porta a conclusioni errate se non assurde. In ragione della singolarità tabaccologica dei suoi meccanismi (nicotina, coti-nina, aromi, interazione con il contesto socio-culturale), ma anche dei diversi punti di vista che offre al ricercatore, il narghilè può essere prima di tutto d’aiuto nella comprensione del fenomeno della dipendenza alla sigaretta. Questa guida critica vuole essere un modesto contributo a tale obiettivo. Traduzione: Michela Perito, laureata in lingua e letteratura francese - Dipartimento di lingue e letterature straniere moderne dell'Università di Bologna. Revisore del testo: Vincenzo Zagà. Bibliografia: 1. Bakir Medhat I, thèse intitulée: Goza smoking and various aspects of pulmonary function, soutenue en 1991 (Egypte). Voir sous Chafei. 2. Chaaya M., Roueiheb Z.E., Chemaitelly H., Azar G., Nasr J. and Al-Sahab B. Argileh smoking among university students: A new tobacco epidemic. Nicotine & Tobacco Research. 2004 Jun; 6 (3):457-63. 3. Chafei A. Résumé et traduction de la thèse de Medhat I. Bakir intitulée: Goza smoking and various aspects of pulmonary function, soutenue en 1991 – Mémoire du D.U. « Dépendance et phénomènes comportementaux apparentés », Villejuif, Faculté de médecine de Créteil - Université Paris XII-Val de Marne, 1992. 4. Chaouachi K., Le narguilé: analyse socioanthropologique. Culture, convivialité, histoire et tabacologie d’un mode d’usage populaire du tabac, thèse de doctorat sous la Rassegna scritta per Tabaccologia [Società Italiana di Tabaccologia] e Courrier des Addictions. Corrispondenza: Kamal Chaouachi (kamcha@laposte.net) - 18, allée des petits bois; 78000 Versailles; France. Chaouachi K., Tabaccologia 2005; 1: 39-47 Reviews 47 direction de Pierre Bouvier, Paris X, 420 pages. ISBN: 2-284-03745-3. Diffusée par l’ANRT (Atelier National de Reproduction des Thèses), Lille (France), 2003 (anrtheses.com.fr). 5. Chaouachi K., Le monde du narguilé aux Ed. Maisonneuve et Larose, Paris, 2002, 165 pages. Extrait de la these de doctorat, accompagné d’une importante iconographie. 6. Chaouachi K., Culture matérielle et orientalisme: l’exemple d’une recherche socioanthropologique sur le narguilé, Revue Arabica (Université Sorbonne et EHESS), 2004, 30 pages, à paraître. 7. Chaouachi K., Le Narguilé: Anthropologie d’un mode d’usage de drogues douces, Paris, L’Harmattan, 1997, 263 pages. 8. Chaouachi K., Tabacologie du narguilé, Revue Alcoologie. 1999; 21 (1/83): 88-9. 9. Chaouachi K., Le narguilé au Yémen, in Yémen: d’un itinéraire à l’autre” (sous la dir. de S. Naim), Paris, Maisonneuve et Larose, 2001, pp. 130-147. 10. El-Gharbi B. Tabac et appareil respiratoire. Institut de pneumo-phtisiologie A. Mami (Tunis, Ariana). 11. Hoffman D., Rathkamp G., Wynder EL. Comparison of the yields of several selected components in the smoke from different tobacco products. Journal of the National Cancer Institute. 1963; 31:627-635. 12. Kandela P. Nargile smoking keeps Arabs in Wonderland, Lancet 2000; 356: 1175. 13. Kiter G, Uçan ES, Ceylan E, Kilinc O. Waterpipe smoking and pulmonary functions. Respiratory Medicine 2000; 94: 891-4. 14. Maalej M. et alii. Le tabagisme par le narguilé (chicha), 1ère approche. Rapport au XIIème Congrès, Casablanca. Mai 1983. (cité par El-Gharbi B.) 15. Macaron C, Macaron Z, Maalouf MT, Macaron N, Moore A. Urinary cotinine in narguila or chicha tobacco smokers. J Med Liban 1997;45(1):19-20. Pour une critique de l’article, voir Chaouachi 1999. 16. Maziak M, Ward KD, Eissenberg T. Factors related to frequency of narghile (waterpipe) use: the first insights on tobacco dependence in narghile users. Drug and Alcohol Dependence. 2004a (in press). 17. Molimard R. (cité dans Chaouachi 2000). 18. Radwan GN, Mohamed MK, El-Setouhy M, Israel E. Review on waterpipe smoking. J. Egypt. Soc. Parasitol. 2003 Dec;33 (3 Suppl):1051-71. 19. Rakower J, Fatal B. Study of Narghile Smoking in Relation to Cancer of the Lung. Br J Cancer. 1962 Mar; 16:1-6. 20. Rastam S, Ward KD, Eissenberg T and Maziak W. Estimating the beginning of the waterpipe epidemic in Syria. BMC Public Health 2004 ; 4:32. 21. Sajid KM, Akther M, Malik GQ. Carbon monoxide fractions in cigarette and hookah. J Pak Med Assoc. 1993 Sep; 43(9):179-82. 22. 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